domenica 9 dicembre 2012

#ilpensierocheconta: una storia sociale

3.500 manifesti e una campagna pubblicitaria che fa discutere: antipolitica o specchio dei tempi?
"Il pensiero che conta" è il titolo della campagna natalizia di una nota azienda di abbigliamento, Piazza Italia, punto di riferimento del fashion retail. L'obiettivo? "...Raccogliere la protesta, affidandola ad un drappello di volti comuni che esprimo il pensiero di un esercito, sempre più ingente, di cittadini insoddisfatti, offesi, vessati e frustrati nelle più semplici aspettative, come quella di trovare un lavoro retribuito o di vedersi riconosciuto il diritto di andare in pensione nei tempi sperati e, a suo tempo pattuiti". Volti di ragazzi, uomini e donne che vestono, con autoironia, i panni degli italiani di oggi e una campagna che attinge dalla cronaca per presentare la nuova collezione con immagini e colori che parlano un po' di noi: chi siamo, cosa pensiamo, qual'è la nostra storia.


"Il pensiero che conta" è questo e anche molto altro: è un invito a scendere in "Piazza", è una comunicazione forte ma ironica e mai tagliente, è un pezzo di storia italiana e un frammento della contemporaneità. In un'intervista a Lettera43, Stefano De Silvo, responsabile marketing di Piazza Italia commenta: "Con questa campagna, che fa parte di un percorso promozionale che procede con coerenza da due anni, abbiamo voluto farci portavoce dei disagi degli italiani e della loro sacrosanta insoddisfazione. Mi creda: ci avrebbe fatto ancor più piacere se a lanciare i nostri slogan etici fosse stato il governo e non un'azienda di abbigliamento". La campagna infatti è in linea con quella lanciata lo scorso anno proprio agli inizi del governo Monti,  con uno slogan che ammoniva il governo di professori: "I veri miracoli li facciamo noi"! Nasce da qui la nuova campagna che reinterpreta il sistema sociale e politico italiano seguendo le fila della nostra storia. Uno storytelling sociale che parla attraverso le immagini e prende forma attraverso un dialogo aperto che coinvolge non solo i consumatori ma tutti i cittadini. Interessante infatti il commento di Stefano Ginestroni, il pubblicitario creativo che ha diretto la campagna: "In Italia esiste un mosaico di voci-contro che va componendosi sui social network: costituisce una piazza di importanza nevralgica in cui a far da collante è la voglia di condividere ansia, paure, rabbia, disagi".

Il motore della campagna, infatti, è l'hashtag (#), ovvero la possibilità di condividere il proprio pensiero su Twitter, confrontarsi con gli altri e far sentire la propria voce. I migliori tweet vengono poi ripresi dal canale aziendale di Facebook e trasformati in curiosi post-it da commentare o condividere. Un dialogo aperto e una storia che si riscrive di minuto in minuto in quella piazza sociale costituita dai nuovi media. Un esperimento interessante che ha ricevuto molte critiche, molti applausi e soprattutto molti tweet su cui forse ci sarebbe da riflettere. Un esempio? @gianniroberto1 twitta: "La verità è che non abbiamo abbastanza fame per fare la rivoluzione... #ilpensierocheconta". @Iddio: "Tu la chiami crisi dell'eurozona. I poveri del resto del mondo la chiamano era ora che pagavate qualcosa pure voi". 
Ma non mancano le critiche di chi si sente offeso dalle immagini provocatorie, come @Barbaralippi: aprire al dialogo, infatti, è anche capacità di gestirlo e di dare un feedback alle proprie azioni con un segno di responsabilità. Una cosa che Piazza Italia ha fatto e sta facendo. Antipolitica, strumentalizzazione o interpretazione del disagio nazionale? Io la vedo come un modo intelligente di fare comunicazione e mettersi in dialogo con la società, perché anche le aziende sono protagoniste del sistema Italia e devono saper dar voce al dibattito politico-sociale con coraggio. Quando esistono rispetto e responsabilità anche le aziende possono e devono fare la loro parte senza aver paura del confronto con la piazza del "reale" e dei social!

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