sabato 8 dicembre 2012

#Millennium, mass media e potere


Durante la serata una giornalista del Dagens Nyhter le aveva posto la stessa domanda: "Come farà Millennium adesso a sostenere in maniera credibile la propria indipendenza?"
"A cosa si riferisce?"
Il reporter aveva sollevato le sopracciglia. Pensava che la domanda fosse stata sufficientemente chiara, ma a ogni modo cercò di essere più preciso.
"Il compito di Millennium è, fra l'altro, di fare le pulci alla società. Come farà adesso il giornale a essere credibile quando sosterrà di fare le pulci alle aziende di Vanger?"
Erika l'aveva guardato con il volto atteggiato a un'espressione di sorpresa, come se la domanda fosse giunta del tutto inaspettata. 
"Vorrebbe sostenere che la credibilità di Millennium diminuisce perchè un noto finanziere dotato di risorse è comparso sulla scena?"
"Sì, direi che è abbastanza evidente che non potrete mettere sotto la lente la società del gruppo Vagner in modo credibile".
"E' una regola che vale in specifico per Millennium?"
"Prego?"
"Voglio dire, lei lavora per un giornale che fa capo in larghissima misura a pesanti interessi economici. Significa forse che nessuno dei giornali pubblicati dal gruppo Bonnier è credibile? L'Alftonbladet è di proprietà di una grossa società norvegese che a sua volta costituisce una presenza importante nell'informatica e nelle comunicazioni. Significa forse che ciò che dice l'Aftonbladet sull'industria elettronica non è credibile? Metro è in mano al gruppo Stenbeck. Lei è dunque dell'opinione che nessun giornale svedese che abbia pesanti interessi economici alle spalle è credibile?"
"No, naturalmente no"
"E allora perché insinua che la credibilità di Millennium dovrebbe diminuire perché anche noi siamo finanziati?"
"Okay, ritiro la domanda"


("Uomini che odiano le donne" Stieg Larsson)

Mi sono imbattuta ultimamente in questo libro, quasi per caso. "Uomini che odiano le donne", non è soltanto un romanzo che parla di omicidi e investigazioni, è anche la storia di un giornale e di una redazione e questo mi ha da subito affascinata. Millennium è il nome della rivista di cui si occupano Mikael Blomkvist ed Erika Berger, una rivista che si propone di indagare nella politica economica e di svelare truffe e raggiri della società imprenditoriale svedese. Un giornalismo, impegnato e una redazione pronta a combattere per difendere i propri valori e le proprie scelte. Ed è proprio di questo che tratta parte del libro mettendo a confronto la logica mediatica con la morale: una riflessione assolutamente moderna e attuale.  

Il rapporto fra media e potere, del resto, non può essere ignorato neanche da chi opera nel mondo della comunicazione: i confini fra questi mondi sono spesso molto, forse troppo, labili. Se pensiamo al caso italiano questo binomio è ancora più forte: metà dei media italiani sono di proprietà di grandi gruppi industriali. Ciò significa che l'informazione è nelle mani di pochi. Un' oligarchia che di per sé mette in pericolo democrazia e libertà di stampa. Il confronto sul piano etico è chiaro e questo frammento del romanzo lo mette su nero e bianco: il reporter chiede a Erika Berger come potranno pensare di continuare a fare il loro lavoro in modo neutro con al fianco un gruppo con importanti interessi economici. Erika risponde pan per focaccia!
Il punto è che tutto il sistema mediatico ha alle spalle un potente impero imprenditoriale che lo sostiene: il Corriere della sera, il Tg5, La Stampa, La7... e potremmo continuare. Da qui la domanda: dove inizia e dove finisce la libertà di stampa? cosa è lecito dire e cosa no? Si tratta, a mio modo di vedere, innanzitutto di un questione morale... ma anche di un fattore di sussistenza. L'esistenza di editori puri è un fatto raro e la necessità di risorse porta a un confronto diretto fra media e potere. Questa può essere democrazia?

Mentre ancora queste domande mi lambiccavano il cervello, ho acceso la tv. Mi è capitata sotto gli occhi, dopo una serie di zapping forsennato, l'intervista di De Benedetti a Otto e 1/2. Carlo De Benedetti, uno dei più grandi imprenditori italiani, è capo del Gruppo editoriale L'Espresso, uno dei pochi gruppi che, ad oggi, in Italia, dimostrano di reggere bene la crisi. Lo stesso De Benedetti durante l'intervista si è dimostrato critico nei confronti del sistema editoriale: il futuro sarà difficile ma vedrà sicuramente l'informazione seguire due binari paralleli, il cartaceo e il digitale. Fra le notizie più interessanti, la decisione dell'imprenditore di lasciare le aziende ai figli e diventare editore puro. Una sfida notevole per il gruppo proprietario di "Repubblica" e per l'informazione italiana in generale. Un passo in avanti verso un confronto più democratico e aperto? Difficile dire quale sarà il futuro di "Repubblica", ma sono sicura che a Blomkvist e la Berger, De Bendetti sarebbe piaciuto.


Ps. Non ho letto il nuovo libro di De Benedetti "Cambiare si può", ma se qualcuno avesse recensioni, idee, sarei curiosa di sapere cosa ne pensate.

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